martedì 1 giugno 2010

Pasta. Attenzione a cosa mangiano i bambini.

Il Laboratorio Alimenti, Benessere e Sicurezza (LABS) della Facoltà di Agraria della Fedrico II di Napoli, ha partecipato ad un lavoro di sorveglianza riguardante i livelli di Deossinivalenolo e di Ocratossina A, ovvero di micotossine, contenuti nelle paste alimentari secche.
Lo scopo della ricerca, divulgata da alcuni giornali a larga diffusione nazionale, era quello di evidenziare la discrasia esistente a livello normativo a riguardo di alcune micotossine. I limiti di legge previsti per i prodotti derivati da grano duro e destinati al consumo per gli adulti prevede un limite pari a 750 parti per miliardo (ppb) di Deossinivalenolo e 3 (ppb) di Ocratossina A. Gli stessi prodotti se destinati ad un target quale gli infanti o i neonati, ovvero se vanno a configurarsi come baby-foods, prevedono dei limiti giustamente più stringenti e pari a 200 ppb per il Deossinivalenolo e 3 ppb per l'Ocratossina A. I 27 campioni esaminati dal LABS, diretto dal professore Alberto Ritieni, sono stati raccolti presso i supermercati locali e rappresentano le più importanti e diffuse aziende produttrici di pasta nazionali che avevano la caratteristica di presentarsi sia come formato della pasta che come packaging che come marketing rivolti ad un consumatore molto giovane. La ricerca ha evidenziato che in almeno sette campioni il livello di Deossinavalenolo è ben superiore al limite previsto per i baby-food mentre è assolutamente in regola per gli alimenti destinati agli adulti. La discrasia è a livello normativo perché un bambino cessa di essere tale a 3 anni di vita, per cui al suo terzo anno può assumere livelli di Deossinivalenolo e di Ocratossina A pari a quelli di un adulto. Il peso corporeo di un bambino, il suo metabolismo immaturo e il consumo a volte più frequente di pasta rende questi soggetti più esposti a questi contaminanti molto pericolosi per la salute pubblica. Sarebbe necessario migliorare la qualità dei prodotti destinati ai bambini, sia pure maggiori di tre anni, e nel contempo ridurre i limiti per le paste che per formato o qualità nutrizionali siano indirizzate verso un pubblico di bambini.




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