Inorridisco quando sento dire ancora da esponenti della Sinistra o dei sindacati cose come: "vogliamo che i figli degli operai possano andare all'università". Io vorrei invece che il "figlio dell'operaio", laureato, possa trovare lavoro. Io sono "figlio di operaio", famiglia monoreddito, mi sono laureato oltre dieci anni fa senza troppi problemi economici. I problemi sono arrivati dopo: non ho ancora trovato un lavoro decente a dieci anni dal mio bel 110 e lode, ed i miei colleghi non se la passano meglio.
Certo quando si dicono queste frasi si scaldano i cuori dei giovani studenti, che così possono scendere in piazza contro la Iervolino o la Gelmini di turno. Anche io sono sceso in piazza quando ero più giovane. Ma dopo aver conseguito la laurea, dopo aver lavorato con contratti atipici per enti pubblici, aziende private ecc. mi sono reso conto che era tutto sbagliato.
Affinchè il "figlio dell'operaio" una volta laureato trovi lavoro, è necessario chiudere qualche centinaia di atenei, qualche migliaia di corsi di laurea e tagliare i viveri a decina di migliaia di professori universitari che hanno fortemente inflazionato il valore della laurea. Fino a quando tutti possono arrivare facilmente alla laurea, bravi e meno bravi, saranno avvantaggiati solo i figli dei ricchi, mentre i "figli degli operai" saranno degli emarginati col pezzo di carta. Perchè la sinistra non lo capisce? Preferisce il voto di pochi ingenui studenti, e perdere il voto di tanti uomini e donne che con le loro famiglie affrontano il mondo del lavoro con l'agognato pezzo di carta appeso nel gabinetto?